La famosa “Ultima Cena” di Da Vinci è stata riproposta da molti, da Tinttoreto e Rubens a Andy Warhol, Gérard Rancinan, Adi Ness o Simson. Anche presso il Muzej-Museo Lapidarium la stanno riproponendo gli autori Ljiljana Petrović e Aleksandar Kostić di Belgrado. Si tratta di un grande tavolo coperto da una stupenda tovaglia arricchita da ornamenti fatti a mano. Centinaia di fiori, insetti e cesti di frutta con una composizione stupefacente creano l’illusione della quarta dimensione. Sulla tovaglia in un ritmo regolare sono sistemati 12 lenticolari realizzati con il laser. Le foto di ‘piatti’ rotondi sono visibili solo se si ci avvicinano – ed è in quel momento che nasce l’illusione.
Gli autori commentano la “CENA SEGRETA”
L’opera funziona come unità in livelli diversi di significato attraverso reminiscenze e riconoscimenti soggettivi. L’oggetto d’arte è stato pensato come incubatrice di sensazioni che si manifestano nei 12 punti installati, 12 posti che corrispondono a 12 piatti sul tavolo della cena della Bibbia. Ogni osservatore crea una storia che può, ma non lo è necessariamente, corrispondere alle storie degli autori. Si possono presumere determinate referenze culturali, ideologiche, religiose contenute nella più ampia gamma di media, dalla mitologia e biologia alla gastronomia. L’impressione generale è in stretta correlazione con l’esperienza cinematografica come forma di realtà virtuale analogica, in cui ciascuna delle parti entra in un ambiente complesso come in una realtà stilizzata dalla quale esce con una nuova esperienza. L’opera contiene racconti di diversi generi. All’interno del tavolo vengono creati spazi di tempi passati e esperienze condivise.
ISTRUZIONI:
Al tavolo approcciano due osservatori per volta. Ognuno sceglie la propria parte del tavolo e si siede al primo posto laterale. Il secondo osservatore si siede al posto di fronte al primo osservatore. Entrambi gli osservatori si sposteranno con continuità e armonicamente dal primo all’ultimo posto sul tavolo. Infine sceglieranno uno dei posti a capotavola e gli ultimi posti laterali. Qui finisce la durata della percezione dell’opera e ogni osservatore lascia lo spazio espositivo con la propria riflessione parziale dell’opera esposta. E’ possibile creare una visione completa tramite le possibile varianti di comunicazione tra entrambi gli osservatori, scambio di opinioni ed impressioni. Il modo prescritto di percezione dell’opera è parte integrante del processo di esposizione ed è sottointeso che il museo renda possibile tale evento durante l’anteprima, cioè alcuni giorni dall’apertura della mostra.